In base all'impianto del codice del 1988, il giudizio di appello deve in linea di massima svolgersi sulla base degli atti acquisiti nel giudizio di primo grado; le ipotesi di nuova acquisizione delle prove in appello sono eccezionali. Alcune sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo (Dan c. Moldavia / Hanu c. Romania) hanno però affermato di recente il principio secondo cui, quando il giudice di appello intende condannare l'imputato assolto in primo grado sulla base di una diversa valutazione di alcune dichiarazioni, è tenuto a disporre anche d'ufficio una nuova audizione del testimone.
Queste pronunce si muovono nella direzione immaginata da coloro che già da lungo tempo denunciavano come incongrua la possibilità che in un giudizio di appello meramente cartolare si potesse riformare una decisione di primo grado fondata su prove acquisite nel rispetto dei principi di oralità, immediatezza e contraddittorio.
La Cassazione si è adeguata all'orientamento della Corte europea, ma questo stesso adeguamento genera alcuni squilibri nel sistema, originariamente congegnato in modo differente. Si tratta allora forse di ripensare il giudizio di appello nella sua globalità.
Ne discuteranno il dott. Gullino, magistrato della Corte di Appello di Reggio Calabria, e vari studiosi di diritto processuale penale provenienti da diverse Università italiane, i quali hanno già pubblicato importanti contributi sull'argomento.
Il Convegno, diretto in prima battuta agli studenti della Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali, è stato organizzato in collaborazione con il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati e con il referente locale della Scuola di Formazione della Magistratura, e mira a un confronto libero tra studiosi e operatori del diritto su un tema di grande attualità.
15 maggio dalle 14.30 alle 19.00 - Cittadella Universitaria (Salita Melissari) Aula magna di Architettura