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13 dicembre Fatti di sogni e di pietra calcarea: andare via o restare?

Martedì 13 dicembre alle 16.30, presso la Biblioteca del Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, verrà proiettato il film “Made of limestone: run away or stay in the place where we were born” di Andrea e Marco Nasuto. Son fatti anche loro di pietra calcarea, Andrea e Marco, andati via da Manfredonia per studiare e lavorare. Cervelli migranti, diremmo, ma con un profondo legame, mai interrotto, con la loro terra, il Gargano. Il film è stato un vero e proprio caso internazionale, girato nel 2003 con un budget iniziale di pochi euro e un’attrezzatura minimale. Andrea e Marco non avevano nemmeno 25 anni. Una volta messo in circolazione il film ha suscitato una contagiosa attenzione fino ad arrivare sulle pagine del Corriere della Sera, che ne ha scritto come di "Un ritratto economico e sociale del Sud Italia e del Paese, un'analisi appassionata – dati precisi e molta ironia – sull'emigrazione giovanile." Anche lo scrittore Roberto Saviano ha voluto segnalare entusiasticamente questa insolita opera-prima dei fratelli Nasuto: “Il film mi incuriosisce, lo guardo: è bellissimo (...) fatto con allegria, malinconia, orgoglio. Andrea e Marco hanno raccontato il Gargano e l'Italia in modo speciale, mostrandone ferite e bellezze, in un continuo lottare sul dilemma: è possibile solo andar via o si può restare? C'è anima in questa luce. Anima e verità".
Andrea e Marco, l’intenzione del film la raccontano così, in un’intervista pubblicata sul web (Salt Editions): “Avevamo una voglia di comunicare il posto in cui eravamo cresciuti e nati in un modo diverso, che sentivamo nostro. Volevamo mettere ordine sul nostro percorso di essere andati e tornati. Sull’idea di ripartire. Io partivo per il Canada, all’epoca, mentre Marco per Inghilterra. MADE OF LIMESTONE è nato per spiegare dove sei nato a una persona a cui vuoi bene. È un documentario che sa essere anche critico e severo su diversi aspetti della nostra terra”. Critico, severo...perché? Perché il Gargano, come tanti luoghi del sud Italia, dell’Italia di “giù”, non è solo la bellezza dei paesaggi, il turismo, immagine patinate da rivista di viaggi.
“Abbiamo cercato di raccontare la vita quotidiana (...) di indagare le personalità e le domande che si sviluppano in quei luoghi che per gli altri sono solo mète. È una realtà molto piena di contrasti: ci sono questi aspetti familiari accoglienti e calorosi stereotipati e quelli familistici. Quegli assetti familiari che bloccano e limitano e non aiutano a fare uscire il meglio. C’è il tema del lavoro, dello sviluppo economico. C’è una frase che, girando, ci ha colpito molto: “Il fare qui è visto con sospetto”. Ecco, questo sintetizza il meccanismo di blocco di alcune iniziative culturali, sociali o imprenditoriali. Allo stesso tempo però emerge anche un risvolto positivo. C’è un processo identitario profondo degli italiani del sud che è sintetizzabile nell’arte di arrangiarsi. Nella resilienza ad alcuni cambiamenti. Nel provare continuamente a costruire un benessere e un percorso di felicità propria. Ci identifichiamo in ciò. Ce ne sentiamo parte”.
“Nati migranti e cresciuti migranti. Quando nasci “giù” con i progetti che avevamo noi, nasci con l’idea che devi partire ed è una differenza sostanziale per chi nasce da altre parti dell’Italia e del mondo. Ti crescono con l’idea che non sarà quello il tuo posto”. Per questo il film parla di tanti luoghi emblematici del nostro meridione “Questo documentario non tratta solo del Gargano. Tratta della tua comunità. Il tema è se scappar via o restare nel posto dove si è nati. Ovunque sia”.
Andrea si è laureato a Milano alla Bocconi in International Finance, Marco a La Sapienza, a Roma in Ingegneria aerospaziale. Oggi sono l’uno negli USA, l’altro in Danimarca, ma “Quando sei via di casa, capisci di che sei fatto”. La proiezione di Limestone è il secondo appuntamento del prologo del Ciclo di seminari promosso dalla Biblioteca di Agraria, intitolato “Andare/restare: comunque in movimento”. Si proseguirà poi nel marzo 2017 con un incontro che avrà per protagonista il lavoro del grande fotografo brasiliano Sebastiäo Salgado e il suo progetto Exodus, sulle migrazioni di uomini e popoli a scala planetaria.

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