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“Salire in umiltà”, l'insegnamento della Comunità Exodus agli studenti

La “salita in umiltà” di Domenico e Ciro, che - avendo preso consapevolezza dei propri errori - hanno iniziato un percorso di recupero di “vita” e “valori”.
E la “salita in umiltà” degli studenti della “Mediterranea” , che ascoltando storie nuove e differenti da quelle offerte dalla quotidianità sono saliti di qualche gradino nella scala della vita e hanno avuto l'opportunità di guardare più da vicino giovani che come noi, anche se in maniera parzialmente differente, cercano la forza di spiccare il volo.
È questo il significato dell’incontro “Peter Pan e la fatica di volare”.
Organizzato in collaborazione con il CRAL, il Servizio Speciale Diritto allo Studio e i Contamination Lab, ed inserito nei “Percorsi di riflessione condivisa” del Movimento “Contaminiamo i Saperi”, l’evento si è svolto presso i corridoi del plesso di Architettura lo scorso martedì 10 dicembre.
Gli studenti, assiepati in uno spazio volutamente anonimo e non accademico, hanno incontrato, appunto, Domenico e Ciro, due ragazzi con un passato nel tunnel della tossicodipendenza, oggi componenti della Comunità “La Casa di Mimmo” di Santo Stefano d’Aspromonte, appartenente alla fondazione Exodus di Don Mazzi.

A fare gli onori di casa è il laureando Giuseppe Chiodo, per l’occasione portavoce del Movimento, che apre la serata ricordando la celebre poesia di William Ernest Henley, “Invictus”, tanto cara a Nelson Mandela, che nell’ultima quartina recita: “Non importa quanto stretto sia il passaggio, / Quanto piena di castighi la vita, / Io sono il padrone del mio destino: / Io sono il capitano della mia anima”.
Ed è, forse, questo sentimento di rivalsa ciò che anima i due ragazzi a prendere un microfono in mano e raccontare la loro storia fatta di sofferenze, errori. Ma anche tanta grinta, e voglia di rimettersi in gioco per non essere più dei “Peter Pan”, lontani dalla bellezza di una vita degna di essere vissuta.
Saluti iniziali affidati ai docenti dell’Ateneo mediterraneo, ormai pienamente coinvolti (e travolti) dall’entusiasmo creatosi attorno al Movimento, prof. Saverio Nesci (Agraria), dott. ssa Patrizia Morello e prof. ssa Tiziana Rumi (Giurisprudenza), prof. Claudio De Capua (Ingegneria), prof. Daniele Colistra (Architettura), e al dott. Carlo Branca (Responsabile del Servizio Speciale Diritto allo Studio).

Interviene, quindi, la dott. ssa Antonella Sergi, psicologa della Fondazione, a presentare le storie dei due ragazzi nonché le attività della Comunità, per poi focalizzarsi sui vari tipi di tossicodipendenza e di droga, allo scopo di sensibilizzare l’uditorio al problema e preparare i presenti agli interventi di Ciro e Domenico.
"Non serve strappare le pagine della vita, basta saper voltare pagina e ricominciare" si legge in una slide proiettata ad un corridoio gremito di giovani desiderosi di conoscere la storia di chi il fascino (ed il terribile inganno) della droga l’ha subito, ma da quel giogo ne è venuto fuori ed ora vuole solo “farsi la Comunità”.

Ciro ha ventisette anni, è un ragazzo di Napoli.
A quattordici anni è entrato in carcere da adolescente confuso, a sedici ne è uscito da delinquente. “Dietro le sbarre non ti rieducano, ti forgiano da criminale”, denuncia.
Prova la cocaina, entra ed esce dai penitenziari, finché a venticinque anni decide di riprendersi la sua vita.
“Prima pensavo che se ero nato così, così sarei morto. Cercavo la morte ogni giorno. Ora faccio barba e capelli a tutti in comunità. Ho scoperto di avere dei talenti, di avere valore”.

Domenico, barese, di anni ne ha 24, veste hip hop e ama il teatro.
È entrato per la terza volta in comunità, “Perché sono stanco di essere stanco” - dice. “Ho sempre pensato di aver iniziato con l’eroina perché avevo troppe emozioni, troppo grandi, che non riuscivo a esprimere. Che dovevo coprire. Il teatro non bastava più. L’eroina ti copre i sentimenti, ti anestetizza, ti chiude il mondo. In comunità ho preso consapevolezza dei miei problemi, mi sono svegliato. Sono salito in umiltà”.

Frase, quest’ultima, rimarcata dal prof. Angelo Viglianisi Ferraro, coordinatore del Movimento, che ricorda: “Chiedere aiuto agli altri nei momenti difficili non vuol dire “abbassarsi”. Ma, significa semmai fare un salto di qualità, diventare grandi […]”. E, proiettando un breve video che riprende i ragazzi dei laboratori musicali del Movimento “Contaminiamo i saperi” in un momento di aggregazione e convivialità, sottolinea: “I giovani devono sballarsi di vita!”

A fine incontro, la presentazione del video “Angel”, primo singolo estratto dall’album di esordio della band reggina “The Syndrome”, in uscita nei prossimi giorni.
Il video, interamente realizzato nella Comunità, vede protagonisti proprio i ragazzi che ne fanno parte, ripresi in attimi di vita quotidiana; vita, per loro, finalmente autentica.

I giovani dei laboratori di “giornalismo e scrittura creativa” e di “fotografia e grafica”

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