La giornata di studi sul tema La nostalgia delle origini. Eugéne Emmanuel Viollet-le-Duc e la percezione del Medioevo nell’Ottocento, organizzata dal Laboratorio Cross (storia dell’architettura e restauro) del dipartimento PAU, è un omaggio all’architetto francese (1814-1879) nel bicentenario della nascita. Un gruppo di studiosi rifletterà sull'attività teorica e pratica di una delle figure più rappresentative della cultura architettonica ottocentesca, considerato tra i padri fondatori della corrente neomedievalista in architettura, nonché del restauro d’architettura.
L’iniziativa vuole anche essere un’occasione per riflettere sulla percezione e interpretazione di Viollet e della cultura neomedievale nell'area centro-meridionale d’Italia. Il filo conduttore è il rapporto tra medioevo e ottocento, tema introdotto dallo storico Lucio Villari e analizzato, poi, sotto i vari aspetti del revival medievalista, da quelli formativi, nell’accezione più ampia, a quelli che ruotano intorno al cantiere di restauro, compresi argomenti meno indagati come, ad esempio, i modi della rappresentazione o la questione delle tecniche costruttive del cantiere medievale e del loro recupero ottocentesco. La giornata si articola in due sessioni, una a carattere più generale dedicata a Viollet-le-Duc e al rapporto tra storia e tecnica nelle correnti architettoniche neomedievaliste, l’altra che indaga l’interpretazione del medioevo in architettura nell’Italia centro-meridionale.
Foto di Antonio Azzarà
Eugéne Emmanuel Viollet-le-Duc (Parigi 1814 - Losanna 1879), è annoverato tra le figure di spicco nel panorama dell’architettura dell’Ottocento. Insofferente, sin da giovanissimo, ai codici classicisti imposti dagli accademici dell’Ecole des Beaux-Arts egli fa parte dei più importanti esponenti della corrente neomedievalista e considerato, per le sue teorie sul funzionalismo in architettura, tra i precursori del movimento moderno.
La sua attività riguarda tanto la critica architettonica, testimoniata in primo luogo da numerosi scritti (in particolare il Dictionnaire raisonné de l’architecture française du XI° siècle aux XVI° siècle, 1854-68 e gli Entretiens sur l’architecture, 1863-72), quanto il restauro dell’architettura medievale francese che lo impegnerà, con importanti cantieri, quali quello della Chiesa della Madeleine a Vezèlay, della cattedrale di Notre-Dame a Parigi, della cittadella fortificata di Carcassonne, del castello di Pierrefonds, lungo tutto l’arco della sua carriera.
La lettura spesso distinta dell’attività di Viollet critico dell’architettura e restauratore (distinzione che egli stesso rifiuterà nell’arco della sua lunga carriera) è stata spesso causa di interpretazioni parziali e molto contrastanti tra loro, che hanno in molti casi ridotto la complessità ideologica del suo pensiero, frutto di una personalità non priva di contraddizioni. La storiografia più recente tende invece a rivalutare gli aspetti più innovativi delle sue riflessioni, quali l’importanza dell’indagine archeologica per la conoscenza dell’architettura del passato, il rapporto con nuovi materiali e tecniche nella ricerca di un linguaggio moderno per l’architettura, il ruolo dell’architetto in una società in mutamento.
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