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Andare/Restare (comunque in movimento): nuovo ciclo di seminari della Biblioteca del Dipartimento di Agraria

Prenderà avvio giovedì 16 marzo il consueto ciclo di seminari primaverili promosso dalla Biblioteca del Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, in occasione della campagna nazionale “Il maggio dei libri: leggere fa crescere”. Il tema scelto è “Andare/Restare (comunque in movimento)” e i quattro incontri proposti vedranno alternarsi fino al 4 maggio gli illustri relatori invitati: Mirella Stampa Barracco, Domenico Quirico, Carmine Abate e Giovanni Chiaramonte.
Il filo rosso che percorre i seminari, tutti legati alla presentazione e alla proposta di libri, è il rapporto tra le persone e i luoghi, per come si esprime nella ricerca di un paesaggio, di una dimora dove potersi riconoscere e dove l’umano desiderio possa abitare. La presentazione del ciclo è affidata a un brano tratto dal celebre romanzo di Chesterton “Manalive” (Uomovivo), in cui sono rappresentati due possibili modi per compiere la ricerca: il primo sembrerebbe suggerito da razionale realismo, e consiste nel restare dove si è già, ridimensionando il proprio desiderio e adeguandolo a ciò che di volta in volta viene incontro; il secondo, apparentemente paradossale, è quello seguito da Innocent Smith, l’eccentrico protagonista del romanzo, il quale sostiene che “fare il giro del mondo è la via più breve per esser dove siamo” e che bisogna arrivare “alla fine del mondo e dietro l’aurora” per potere ritrovare, capire e amare veramente il luogo dove si è posti e il volto che ci è dato. Si tratta, letteralmente, di una “rivoluzione”. Tra questi due poli dialettici si svolgono i temi proposti nei singoli seminari.
Si comincia giovedì 16 marzo con “La Nave della Sila nei luoghi del Grand Tour”, nel quale Mirella Stampa Barracco, presidente della Fondazione Napoli Novantanove presenterà le iniziative che ruotano intorno al sito di Torre Camigliati (Camigliatello Silano, CS), al parco dedicato a “Old Calabria”, il celebre libro scritto da Norman Douglas nel 1915, e ai racconti dei viaggiatori del Grand Tour che vi sono rievocati. Si tratta di luoghi dove grande è il fascino della natura, tra i boschi della Sila, ma che hanno anche conosciuto le vicende del latifondo, dell’Opera di Valorizzazione della Sila e della Riforma Agraria. Qui un’altra attrezzatura museale, “La nave della Sila”, ovvero un “Museo Narrante dell’Emigrazione”, presenta a partire dalla fine dell’Ottocento, le storie dei tanti emigranti meridionali fuggiti dalla miseria verso terre lontane. Il racconto, affidato a Vito Teti e Gian Antonio Stella, si svolge attraverso pannelli, foto, documenti ed è fissato anche nel volume/catalogo dedicato. La voce poetica di Erri De Luca ne completa la storia fino ai nostri giorni, narrando il moto inverso e le vicende dei profughi che continuano ad arrivare sulle nostre coste; nella sezione “Mare Madre” installazioni video all’interno di un container ce ne rimbalzano le immagini.
All’enorme flusso migratorio che interessa il Mediterraneo (e non solo) è dedicato il secondo incontro, in programma martedì 28 marzo. Domenico Quirico, inviato e capo-settore Esteri del quotidiano “La Stampa”, presenterà infatti il suo ultimo libro “Esodo: storia del nuovo millennio”, nel quale egli suggerisce un punto di vista diverso sulle migrazioni e sulla nostra quotidianità: “Abbiamo passato vent’anni a fantasticare di come sarebbe stato il terzo millennio. Le invenzioni, i robot, le malattie sconfitte, Marte colonizzato (...). Ed eccolo, invece, il terzo millennio, è arrivato come mai nessun secolo arrivò così pieno di avvenire. All’inizio c’erano uomini angustiati che non accadesse più nulla, che tutto fosse compiuto. Ora colonne di esseri umani attraversano a piedi l’Europa, guadano fiumi, fanno crollare reticolati e muri”. Questi uomini, per capirli, bisogna guardarli in faccia, guardando anche il nostro stesso volto. L’esodo richiede una nuova narrazione: bisogna avventurarsi in queste storie umane non solo con la testa, ma con il corpo, sostiene Quirico. Il suo seminario ci porterà il racconto di un giornalista che si è messo personalmente in gioco seguendo lungo perigliose rotte il viaggio dei migranti, fisicamente partecipe degli stessi rischi e della stessa umanità, dolente ma carica di speranza.
Il terzo seminario avrà come relatore Carmine Abate, oggi considerato uno dei più importanti scrittori italiani, recentemente insignito del Premio Campiello e del Premio Stresa. Oggi residente in Trentino , ma originario di Carfizzi, un piccolo comune arbëreshë in provincia di Crotone, Abate ha partecipato sin dall’infanzia del respiro della sua terra, contrassegnato dal ciclico andare e tornare dei compaesani emigrati e dalla lenta ma tenace tessitura di legami con terre lontane. L’origine la si può anch’essa cercare in tempi remoti, la metà del XV secolo, con la migrazione verso la Calabria degli albanesi in fuga da Costantinopoli assediata dai Turchi, ma si esprime in tanti aspetti della quotidianità: i suoni della lingua, i racconti tramandati, una identità che segna il volto e marca il tempo, gli abiti, gli odori e i sapori. Proprio all’identità espressa nel gusto e nel cibo, ai riti e ai racconti che vi sono legati, è dedicato il nuovo libro di Carmine Abate, “Il banchetto di nozze e altri sapori”, che lo scrittore verrà a presentare nel corso del seminario intitolato “Andare, tornare: i sapori dell’appartenenza”, in programma il 6 aprile. Il seminario sarà un modo privilegiato per apprezzare la ricchezza della diversità culturale, l’importanza delle piccole patrie, delle origini e delle radici, dei valori custoditi dalle comunità rurali, pur assumendo come orizzonte il mondo e vivendo fino in fondo la complessità del tempo presente.
Il seminario conclusivo, intitolato “Ultima Sicilia: l’istante come permanenza”, avrà come ospite Giovanni Chiaramonte, uno dei grandi protagonisti della fotografia europea contemporanea. Egli proporrà la riflessione su una personale esperienza che oggi si trova documentata nel suo nuovo libro fotografico: il ritrovamento di alcune pellicole dimenticate, con i suoi primi scatti da fotografo nei luoghi di origine dei genitori, in Sicilia, durante una vacanza del 1970. Joel Meyerowitz, nell’introduzione a “Ultima Sicilia”, così ne scrive: “Il giovane fotografo – dal Nord urbanizzato – era tornato a casa (...) alla durezza abbagliante del sole (...), a un passato per il quale aveva sentito un’affinità che sarebbe durata per tutta la vita, e al quale sarebbe ritornato” Ecco uno strano viaggio, che è sì dentro i luoghi – luoghi ora mutati, nel tempo – ma anche dentro il proprio sguardo. Ecco allora un singolare confronto: il confronto con uno sguardo “ultimo” – ultimo perché è il primo, il definitivo - fissatosi in un’istante e restituito, al fotografo ora ricco di nuove esperienze, così come ancora lo descrive Meyerowitz “tenero, sapiente, cordiale, acuto, triste, pieno di gioia: un giovane che apre gli occhi, come per la prima volta, sulle meraviglie del mondo ordinario e che guarda ogni cosa come se fosse un’istantanea del gran film della vita che sta scorrendo davanti ai suoi occhi”.
Informazioni sul ciclo di seminari e sui singoli eventi potranno sono presenti sul sito web istituzionale del Dipartimento di Agraria (www.agraria.unirc.it) e sul portale de “Il maggio dei libri” (www.ilmaggiodeilibri.it)

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