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7 maggio Conferenza di Leonard J. Waks

Aula D2 ore 15.00

Questo incontro è il primo di una serie di interventi di esperti nazionali e internazionali per approfondire il tema della scuola inclusiva di alta qualità. Per scuola inclusiva di alta qualità si intende una scuola che sia democratica e nello stesso tempo favorisca il merito nell'ambito di una organizzazione scolastica dell'apprendimento basata su alti standard di valutazione. Il tema della educazione inclusiva è fondamentale nella ricerca pedagogico-didattica contemporanea ed è prevista da numerosi documenti di indirizzo europei e internazionali. Accanto al tema delle competenze chiave per l’apprendimento permanente previsto dalla normativa di indirizzo europea (in particolare del 2006 e del 2018), la questione dell’inclusione educativa legata alla personalizzazione dell’insegnamento-apprendimento e all’Universal Design è la piattaforma culturale più significativa su cui numerose ricerche, non solo di carattere pedagogico-didattico (il tema, per altro normato, dei Bisogni Educativi Speciali-Special Educational Needs ne è una diretta conseguenza), ma anche filosofico, psicologico, sociologico, medico, economico si stanno orientando.

Tenendo conto di questa premessa, bisogna dire che il tema della scuola democratica è ancora oggi uno dei nodi centrali dello sviluppo economico-sociale e civile della società contemporanea. Nel caso della nostra Repubblica, come è ben noto, sussiste una salda e forse non compresa ancora pienamente, architettura pedagogica della scuola democratica definita negli artt. 3, 33 e 34 della nostra Costituzione.
In questa prospettiva la cultura italiana del secondo dopoguerra, all’indomani dell’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, individuò nella figura centrale di John Dewey, il maggiore filosofo e pedagogista americano, il punto di riferimento per costruire una modello di scuola democratica. La cultura cattolica, laica “terzaforzista” e marxista individuarono nel pensiero pedagogico deweyano il punto di riferimento per “superare” il modello di scuola progettato nella riforma Gentile del 1923 e, successivamente, “ritoccato” e fascistizzato dal regime.

Intellettuali significativi come Ludovico Geymonat, Nicola Abbagnano, Mario Dal Pra, Giulio Preti, Lucio Colletti videro nel filosofo americano o un grande innovatore del pensiero o uno “strumento” ideologico dell’imperialismo americano. Ma è soprattutto grazie all’opera del pedagogista Aldo Visalberghi, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita, che l’interpretazione del pensiero pedagogico deweyano diventa il punto di riferimento centrale per trasformare la pedagogia italiana nelle sue dimensioni scientifiche e sperimentali e la politica universitaria della formazione degli insegnanti. Il paradigma delle scienze dell’educazione, teorizzato da Dewey, è stato decisivo per la nascita del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria e nella formazione, ancora poco chiarita, degli insegnanti della scuola secondaria dopo la istituzione delle SISS e del TFA.

In questi brevi cenni sull’importanza di John Dewey per la scuola democratica e la formazione degli insegnanti la Calabria ha avuto e ha un ruolo a parte. Pochi sanno che Antonio Guarasci, primo presidente della Regione Calabria si era laureato su John Dewey e che l’intellettuale reggino Fortunato Brancatisano fu un appassionato studioso di John Dewey e entrò direttamente in contatto epistolare con lui. Lo studioso che avviò gli studi su Dewey in Calabria fu il compianto Mario Alcaro che insegnò all’università della Calabria e fu uno dei maggiori studiosi della logica sperimentale del filosofo. All’università della Calabria sono stati organizzati due convegni mondiali su Dewey nel 2000 e nel 2007. Attualmente l’autore è studiato da Giuseppe Spadafora e Teodora Pezzano.
Negli Stati Uniti dopo un periodo di non considerazione della filosofia e pedagogia deweyana, specialmente dopo i successi tecnologici dell’Unione Sovietica con il lancio nello spazio dello Sputnik (alla pedagogia di Dewey fu imputato di avere costruito una scuola che non preparava adeguatamente i giovani statunitensi e che aveva permesso la supremazia tecnologica dell’Unione Sovietica) il pensiero pedagogico di John Dewey è diffuso in tutto il mondo.

Grazie all’opera del Center for Dewey Sudies a Carbondale in Illinois diretto per molti anni da Larry Hickman e all’edizione critica dell’opera deweyana edita dalla Southern Illinois University Press di Carbondale soprattutto per merito di Jo Ann Boydston, la sua opera filosofica, pedagogica e politica è studiata in tutto il mondo come un punto di riferimento per la teoria neo-pragmatista, per le ricerche pedagogico-didattiche e, soprattutto, per la sua teoria politica della democrazia.
In questo contesto l’opera di Leonard J. Waks, uno dei maggiori studiosi al mondo del pensiero pedagogico di John Dewey, è fondamentale in quanto analizza la pedagogia di Dewey mettendola in relazione con le tematiche contemporanee della ricerca pedagogica e didattica. In questo contributo il pedagogista americano tenterà di dimostrare come la pedagogia deweyana, che fonda la scuola democratica contemporanea legandola alla costruzione della democrazia (la scuola è il laboratorio della democrazia), può essere sviluppata nell’ambito della era digitale che stiamo vivendo.
Il senso complessivo di questo intervento è quello di dimostrare come il pensiero pedagogico di Dewey rappresenta una radice fondamentale per costruire il progetto di una scuola inclusiva di alta qualità nella società globale economica e digitale contemporanea.

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